Per gioco ho scovato brani dal mio archivio personale per metterli in parallelo con alcuni temi discussi dal Papa nel suo pontificato. Ho compilato così una playlist involontaria. Le sette canzoni in lista sono associate ad alcuni pensieri del Pontefice – scritti in corsivo – e che cantano della povertà, della dignità dell’uomo, dell’attenzione ai peccatori, della spiritualità francescana di cui è intriso il suo papato, della vicinanza ai carcerati, della preghiera e della speranza.
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Bad man’s song – Tears For Fears
Ogni volta che noi giudichiamo i nostri fratelli nel nostro cuore e peggio, quando ne parliamo di questo con gli altri siamo cristiani omicidi. Un cristiano omicida… Lo dice il Signore. Se tu parli male del fratello, uccidi il fratello
La canzone dell’uomo cattivo parla della maldicenza e di come una pratica religiosa sbagliata produca vizi e non virtù, come il dire male degli altri. Magari chi è additato come cattivo ha più etica di chi crede di essere pio e devoto. Il brano invita a vigilare su stessi e non comportarsi da ipocriti. Un verso della canzone così recita: “E i santi dicono: la fede può spostare le montagne e le montagne si muovono / Il fuoco può purificare la tua anima / La fede può spostare le montagne / Ma la mente non ferma il tuo sparlare, no! / Ho sentito ogni parola che è stata detta nella notte… / Signore aiutami ora e benedici la mia anima! / Guardate a voi stessi.”
San Damiano – Sal Solo
Da dove parte il cammino di Francesco d’Assisi verso Cristo? Parte dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. Francesco ha fatto questa esperienza in modo particolare nella chiesetta di san Damiano, pregando davanti al crocifisso, che anch’io venero. In quel crocifisso Gesù non appare morto, ma vivo! Il sangue scende dalle ferite delle mani, dei piedi e del costato, ma quel sangue esprime vita. Gesù non ha gli occhi chiusi, ma aperti, spalancati: uno sguardo che parla al cuore. E il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l’Amore di Dio incarnato, e l’Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte.
Sal Solo era la voce dei Rockets e dei Classic Nouveaux. Terminata la carriera felice nel pop tra gli anni ’70 e ’80, in seguito a una conversione alla fede cattolica, si dedica all’evangelizzazione attraverso concerti e produzione di dischi di musica cristiana. Di lui diceva l’allora vescovo ausiliare di Rockville Centre (New York) mons. Emil A. Wcela: “La musica è il linguaggio nativo dei giovani. Sal Solo con la sua band cerca di sperimentare ed insegnare un nuovo metodo di comunicazione, la comunicazione della fede e della preghiera”. Suo il brano “San Damiano” dedicato ai luoghi e alla spiritualità di San Francesco d’Assisi. Canzone che arrivò in testa alle classifiche dei Paesi dell’est europeo, prima della caduta del muro di Berlino e del totalitarismo comunista. Era il 1985.
Io sono credente, credo in Dio e in Gesù Cristo, per me il cuore del Vangelo è nei poveri. Ho sentito due mesi fa che una persona ha detto: con questo parlare dei poveri, questo Papa è un comunista! No questa è una bandiera del Vangelo, la povertà senza ideologia, i poveri sono al centro del Vangelo di Gesù.
“Poverty” forse in Italia è più conosciuta nella versione di Mick Hucknall (Simply Red) inclusa nell’album ” Tribute to Bobby” del 2008. Un tributo al cantate blues Bobby Bland, autore di un testo di poche parole che comunicano il dramma di un povero oppresso. Un misero che non possiede nulla se non la pietà di Dio.
In cosa credi – Pacifico
Un ‘dio diffuso’, un ‘dio-spray’, che è un po’ dappertutto ma non si sa cosa sia. Noi crediamo in Dio che è Padre, che è Figlio, che è Spirito Santo. Noi crediamo in Persone, e quando parliamo con Dio parliamo con Persone: o parlo con il Padre, o parlo con il Figlio, o parlo con lo Spirito Santo. E questa è la fede.
Potremmo definire la canzone di Pacifico il manifesto di chi avverte il bisogno di credere in un’idea o in un Dio. Risuona più volte una domanda: “E allora in cosa credi?” La risposta è eloquente: “Credo alla stranezza del tutto / All’ingegnosa perversione che ci ha messo al mondo / Certi ad imparare questa confusione”.
La voce dell’uomo – Sergio Endrigo
Anche Dio è un carcerato, non rimane fuori dalla cella. Dio è un carcerato dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, delle tante ingiustizie che è facile applicare per punire i più deboli, mentre i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque.
Endrigo canta la resurrezione degli ultimi e dei disperati, specie dei carcerati. Conduce l’ascoltatore a prestare attenzione all’uomo sofferente, imprigionato nei suoi fallimenti, che grida per difendere la sua dignità e che non si piega di fronte alle sconfitte, nonostante l’indifferenza del prossimo. La voce dell’uomo quando chiama ha un Dio che gli risponde. Mi piace pensarlo così.
A pain that I’m used to – Depeche Mode
Entrare in pazienza: quella è la strada che Gesù anche ci insegna a noi cristiani. Entrare in pazienza… Questo non vuol dire essere tristi. No, no, è un’altra cosa! Questo vuol dire sopportare, portare sulle spalle il peso delle difficoltà, il peso delle contraddizioni, il peso delle tribolazioni. Questo atteggiamento cristiano di sopportare: entrare in pazienza. Quello che nella Bibbia si dice con una parola greca, ma tanto piena, la Hypomoné, sopportare nella vita il lavoro di tutti i giorni: le contraddizioni, le tribolazioni, tutto questo.
“Un dolore a cui sono abituato”, così si traduce il titolo di un testo angoscioso dei Depeche Mode, sempre in bilico tra il sacro e il profano. L’anima è coperta di nubi, i diavoli mangiano i semi buoni gettati nel cammino della vita, non c’è futuro. Eppure, quasi sul finire del brano, arriva un barlume di speranza inatteso: “Non riesco a nascondere quel che sento / Quel che so che è reale, non sto fingendo / Mi preoccupo / Con una preghiera nell’aria, la lascerò lì / Su una nota piena di speranza, non di disperazione”.
Controvento – Lucio Dalla
Gesù ci invita a seguirlo, a percorrere con Lui la via dell’amore, la sola che conduce alla vita eterna. Non è una strada facile, ma il Signore ci assicura la sua grazia e non ci lascia mai soli. Povertà, afflizioni, umiliazioni, lotta per la giustizia, fatiche della conversione quotidiana, combattimenti per vivere la chiamata alla santità, persecuzioni e tante altre sfide sono presenti nella nostra vita. Ma se apriamo la porta a Gesù, se lasciamo che Lui sia dentro la nostra storia, se condividiamo con Lui le gioie e i dolori, sperimenteremo una pace e una gioia che solo Dio, amore infinito, può dare.
In “Controvento” Dalla invita l’ascoltatore a prendere in mano la propria vita e a costruirla in modo responsabile. Indica Cristo come termine di paragone per vivere in modo semplice. Occorre andare controvento e rinunciare a perseguire il potere, fonte di infelicità, e disegnare rotte diverse e più difficili da compiere. Navigare nel mare della vita come capitani coraggiosi in grado di affrontare le difficoltà con speranza.