Il 9 febbraio del 1964 i Beatles si esibivano all’Ed Sullivan Show, registrando 73 milioni di spettatori negli Stati Uniti d’America, cifra record che nemmeno Elvis Presley fu capace di eguagliare. L’apparizione televisiva è una pietra miliare per la cultura pop, da cui attingono a piene mani il Festival di Sanremo e tutti gli show musicali in tv. Il 9 febbraio 2023 muore Burt Bacharach, tra i compositori più longevi e straordinari della musica contemporanea. L’orchestra di Sanremo lo omaggia. Il 9 febbraio 2023, sulle pagine di Avvenire, don Maurizio Patriciello prende a bastonate Blanco che ha preso a calci le rose: “Notte insonne. Leggo. A Sanremo un “artista” incappa in un problema tecnico. Perde la pazienza, si arrabbia, dà in escandescenze, prende a calci i fiori. Un bullo? Un bullo. Niente di nuovo sotto il sole, quello di Sanremo, intendo. Il giovanotto, al di là dei meriti personali, ha ottenuto ciò che voleva. E mi ritrovo a farfugliar Trilussa: «La lumachella de la vanagloria ch’era strisciata sopra un obelisco, guardò la bava e disse: già capisco che lascerò un’impronta ne la storia». Confondere la bava con l’obelisco è cosa grave, la prima si scioglie al primo sole, il secondo rimane nei secoli. Poverini quelli che verranno dopo. Non oso immaginare cosa dovranno inventarsi per rimanere a galla.”
Il 9 febbraio 2023 il cardinale Ravasi su Twitter posta un verso della canzone Vivo di Levante in gara a Sanremo. Il 9 febbraio 2023 tra la Turchia e la Siria si registrano oltre 21.000 morti per il terremoto, il Festival sostiene i soccorsi con un sms solidale. Il 9 febbraio 2023 esce il nuovo singolo dei Depeche Mode, Gosths Again in cui si canta della morte, di un Paradiso sognante e d’una fede dormiente. I Depeche saranno ospiti sabato a Sanremo.
Tutto gira intorno alla gara canora. Comincia dunque la terza serata in cui i 28 cantanti si esibiscono. Sarà dura arrivare fino in fondo. C’è poco da aggiungere rispetto alle due precedenti serate, tranne qualche esibizione migliore della prima volta e la conduttrice, la pallavolista Paola Egonu, anche lei impegnata in un monologo sulla sua condizione. Mentre scorrono le canzoni, intervisto la cosentina Antonella Veltri, Presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza e salita sul palco dell’Ariston nella serata inaugurale insieme a Chiara Ferragni. L’influenzer ha devoluto l’intero cachet all’associazione. La presidente racconta della sua vocazione al servizio delle donne nata dopo il femminicidio di Roberta Lanzino, stuprata e uccisa il 26 luglio del 1988 lungo la strada che da San Fili conduce a Falconara Albanese, in provincia di Cosenza. “Ci siamo ritrovati in tanti, amiche e conoscenti, ci siamo guardate negli occhi e abbiamo deciso che bisognava fare qualcosa per aiutare le donne che subivano violenza.” Nacque così un centro contro la violenza alle donne intitolata a Roberta Lanzino. L’assassinio di Roberta è rimasto insoluto.
La vocazione di Antonella parte da lontano, dalla disabilità e dall’affermazione dei diritti dei più bisognosi che trova compimento nella difesa delle donne. La violenza è trasversale e riguarda tutta l’Italia, dal nord al sud. “Ha radici nella disparità di potere tra uomo e donna, uno squilibrio che si manifesta in tutti gli ambiti della società e che si nutre di stereotipi, luoghi comuni e pregiudizi che assegnano alle donne un ruolo di subalternità”. Quando si parla di violenza alle donne si pensa a schiaffi e pugni. In realtà la violenza ha varie forme e manifestazioni. La violenza psicologica e la violenza economica sono forme nascoste e assai diffuse. Del rapporto con Chiara Ferragni ne parla benissimo e non solo per l’opportunità economica da parte dell’associazione. “Chiara Ferragni ci dà la possibilità di inserire le donne nel mondo del lavoro attraverso la formazione. Apriremo sportelli di orientamento al lavoro grazie alla sua donazione, coinvolgendo i 104 centri antiviolenza sparsi sul territorio nazionale. Abbiamo concordato con la Ferragni il sostegno alle donne vittime della violenza economica. Vogliamo dare la possibilità alle donne coinvolte di raggiungere l’autonomia e la libertà.”
Torniamo alla cronaca del festival. L’unico sussulto c’è nei Maneskin che portano un poco di rock’n’roll sul palco. Fanno il compitino, promuovono il nuovo disco Rush! stroncato dalla critica musicale. Non spaccano nulla, cantano e si divertono, cose assai rare all’Ariston. Il loro successo è un fenomeno interessante da studiare come la serie tv The Chosen, una serie sulla figura di Cristo autofinanziata su Netflix dai telespettatori e famosa nel mondo. Con loro Tom Morello, già chitarrista e fondatore dei Rage Against The Machine, tra le band americane più politicizzate. Sulla nave crociera il rapper Guè, in piazza Annalisa che pare abbia cantato in playback, come i Pooh la prima sera in Uomini Soli. Il comico Alessandro Siani riporta normalità, quella distrutta da Angelo Duro. Arriva la classifica generale, stravolta dagli sms (ma che sorpresa) e dalla giuria demoscopica (retaggio del secolo scorso). Marco Mengoni rimane saldo al primo posto. Ultimo lo incalza, la sorpresa è Mr. Rain. Della sua canzone se ne parla in rete. Nel testo cita una preghiera di don Tonino Bello, vescovo defunto morto in odore di santità della diocesi Molfetta – Ruvo -Giovinazzo – Terlizzi.
Nella canzone di Mr. Rain: “Si nasce soli e si muore nel cuore di qualcun altro / Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro.” Nella preghiera di don Tonino: “Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto. Possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un’ala solo. L’altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che anche Tu non vuoi volare senza di me.” In realtà la frase è di Luciano De Crescenzo, tratta da un suo libro Così parlò Bellavista: “Siamo angeli con un’ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati”. A riguardo, consiglio un’opera musicale unica nel suo genere, Un’ala di riserva – Messa laica per don Tonino Bello di Michele Lobaccaro dei Radiodervish, gruppo formatosi a Bari nel 1997 con il cantante italo-palestinese Nabil Salameh. Lì trovate la preghiera del vescovo nella forma canzone. Perché non tutto accade a Sanremo.