Johnny Cash morì il 12 settembre 2003. Il re del country, l’artista che innestò il blues nel folk americano, non smette però di cantare. Più di quaranta dischi sono stati pubblicati postumi tra raccolte, bootleg e inediti, come l’album Songwriter appena uscito sul mercato discografico. Cash seppe intrecciare il cristianesimo alla musica contemporanea, comunicando in modo autentico la sua appartenenza a Cristo. Nel 1977 si laureò in Teologia e il suo sapere, specie quello biblico, lo riversò nei testi delle canzoni.
Sul finire degli anni Ottanta scrisse il suo unico romanzo, Man in White, dedicato a san Paolo apostolo. Il discepolo Cash vestiva di nero per chi non aveva ancora conosciuto Gesù, i cosiddetti “lontani”. Lo cantò nella celebre Man in Black. Dopo una vita dissennata, intraprese un cammino d’espiazione identificandosi in Paolo di Tarso, l’uomo in bianco, l’apostolo che annunciò Cristo ai Gentili. La musica era uno strumento divino per proclamare il Vangelo e il mondo intero ascoltò il suo annuncio. Cash raccontava l’uomo comune condannato e dunque esposto alla redenzione. Gli “ultimi” si specchiavano nelle sue canzoni, individuando in esse una via di fuga dal male.
Nel 1967 divenne dipendente da barbiturici e anfetamine. Fu l’inizio del suo inferno personale, il periodo in cui il figliol prodigo scelse di abbandonare la casa del Padre. Spettacoli annullati, uscite discografiche posticipate. La gola secca per l’abuso di farmaci e poca voce per cantare. Spesso in prigione e negli ospedali per uso di droghe e per continui incidenti d’auto. Isolato dagli affetti, senza Dio né speranza, decise di farla finita. Si recò sul fiume Tennessee, presso le grotte che si estendono fino in Alabama. Tanti escursionisti morirono in quelle caverne perché incapaci di tornare in superficie. Lo scrive nella sua autobiografia: voleva suicidarsi. Strisciò per ore nell’oscurità finché le batterie della torcia non si esaurirono. Sdraiandosi pensò che l’assoluta mancanza di luce rappresentasse il suo status di vita e la lontananza da Dio. La separazione dal Signore e dagli affetti fu la più devastante forma di solitudine mai sperimentata. In attesa della morte, scoprì una verità fondamentale: Gesù non lo aveva abbandonato, era lì fedele alla sua promessa di bene. Cominciò a sentire una pace assoluta, una chiarezza di giudizio e una tranquillità che misero in crisi le sue intenzioni violente. Prese coscienza di non essere il padrone di sé stesso, che la vita apparteneva a Dio e che sarebbe morto solo nel tempo stabilito dal Signore. Iniziò così a muoversi verso la superficie, pur non sapendo in che direzione andare. In quella spelonca, venne un poco di brezza leggera e seguendola trovò la via d’uscita.
Da quel momento ricostruì il rapporto con la sua famiglia e con Dio, disintossicandosi e tornando a cantare in pubblico. Il mese dopo, novembre 1967, si esibì in una scuola, scoprendo che stare su un palcoscenico senza l’effetto di droghe non era così terribile. Cash testimonierà la sua Pasqua in The Holy Land, album pubblicato due anni dopo il tentativo di suicidio. Ascoltare Johnny Cash vuol dire accogliere il messaggio di salvezza e imitarne le intenzioni. Nell’album postumo edito nel 2010, American vi : Ain’t no Grave, emerse in modo chiaro la fede che segnò Cash. Nella canzone paolina I Corinthians 15:55 c’è la morte inghiottita nella vittoria: «Dov’è, o morte, la tua vittoria? / Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?»
Tutto ciò non viene replicato in Songwriter, un album leggero e scanzonato, eccezion fatta per la canzone che apre l’album, la struggente Hello Out There in cui addiziona quattro capitoli del libro dell’Apocalisse in un brano di tre minuti. Canta la fine del nostro tempo, preannunciando l’instaurazione del regno di Dio nel cuore di ciascuno
E l’alfa e l’omega regneranno / E il dado è tratto / E le linee sono tracciate / E il tempo sta per arrivare / Quando gli angeli suoneranno le loro sette trombe / Attraverso la terra e il mare / E il Re verrà e regnerà mille anni / E restaurerà il Suo regno terreno / E non ci sarà notte perché Lui sarà la nostra luce / Per tutta l’eternità con Lui.
Hello Out There
Prodotto dal fedele amico e ingegnere del suono David Ferguson, Songwriter si discosta dal Cash che impressionò con Boom Chicka Boom e anni più tardi con l’imprevedibile American iv : The Man Comes Around.
Il disco raccoglie demo riarrangiati in modo sontuoso; infatti, nessun album di Johnny Cash suona così bene come quest’ultimo. Sessioni registrate negli anni Novanta, depositate e dimenticate nell’archivio musicale della LSI Studios di Nashville, ora pubblicate grazie alla scoperta del figlio John Carter Cash. In quel periodo la carriera di Cash era al capolinea, probabilmente le canzoni finite in Songwriter erano in origine dei provini che servivano a procurarsi un contratto musicale. Poi nel 1993 la rinascita artistica grazie all’incontro con il produttore Rick Rubin. Nacque così il fortunato progetto discografico American Recordings, di cui due canzoni, Drive on e Like a Soldier, sono state ripubblicate nel nuovo disco.
La vaporosità di Songwriter ci restituisce un artista perseguitato dai suoi spiritelli, ma non abbandonato alla tentazione. Di sé stesso diceva: «La gioia più grande della mia vita è stato non sentirmi più separato da Cristo. Ora Lui è il mio consigliere, la roccia su cui poggiarmi». Chissà qual è il segreto di Johnny Cash: pur ascoltandolo cantare le cose effimere di questo mondo, fa venir voglia di quella eternità che passa per la passione, morte e resurrezione di Cristo.